LUNGA VITA AL RE

I film migliori sono quelli che ci riguardano. Non sono quelli col miglior cast, né quelli con la miglior regia, ma spesso quelli con la storia migliore, perché è la storia a emozionarci. E questi film ci emozionano non perché ci ritroviamo letteralmente nell’intreccio della storia (nella stragrande maggioranza dei casi è impossibile), ma perché ci ritroviamo nell’evoluzione mentale ed emotiva di cui le trame dei film sono una rappresentazione, una sceneggiatura.

Nei film la cui trama consiste nel ribaltamento di un potere precostituito da parte del protagonista (penso per esempio a Conan il barbaro) non si parla d’altro che del processo di formazione che porta l’io cosciente a diventare padrone di noi stessi.

Il potere precostituito è ciò che decide cosa dobbiamo fare da quando nasciamo, nonostante noi stessi: è la nostra parte inconsapevole.
L’eroe, il protagonista, è la nostra parte cosciente: è l’autocoscienza.

Tutto il processo di formazione di un individuo consiste nel trovare il modo affinché la parte inconsapevole risponda ai comandi dell’io autocosciente, che si ergerà – se il processo si conclude, e non sempre si conclude – a capo della nostra identità.

Conan, che alla fine del film decapita il tiranno, pone fine alla tirannide dell’incoscienza. E diventa, finalmente, Re del regno e, nella metafora, padrone di se stesso.

Tutti i rivoluzionari non possono che esser stati, prima di tutto, rivoluzionari di se stessi.

Lunga vita al Re.

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