Fra un secolo, grazie al progresso negli studi genetici, molto probabilmente potremo avere tutti la genetica di Cristiano Ronaldo o di Naomi Campbell, il cervello di Hawking, le fibre muscolari e il sistema nervoso di Bolt o Pudzianowski, la grazia della Comăneci, la bellezza di Clooney o della Bellucci.
Cosa farà, allora, la differenza?
Quello che fa la differenza già da ora, e che l’ha sempre fatta: lo spirito, o l’anima, o come la si voglia chiamare. Prescindendo questo concetto da qualsiasi religione tradizionale.
Ciò che ha spinto Hawking a continuare a vivere e a combattere nonostante la sclerosi laterale amiotrofica. Ciò che ha spinto Zanardi a continuare ad allenarsi e a vincere. Ciò che ha spinto Nash a trovare un compromesso con la propria malattia. Ciò che ha spinto Schwarzenegger a muoversi da una remota provincia austriaca verso gli Stati Uniti e a sfiorare la Presidenza. Ciò che ha spinto Einstein a dare l’assalto a uno dei più grandi misteri della natura, a lavorarci dieci lunghi anni, senza arrendersi, e a comprenderlo. Ciò che ha spinto Napoleone Bonaparte a conquistare mezzo mondo e a trasformarlo. Ciò che ha spinto Jordan a giocare con 40 di febbre e una intossicazione alimentare, rischiando la salute e la vita, per vincere una partita importante. Ciò che ha spinto Nuvolari a finire la gara senza volante e usando una chiave inglese, urlando di dolore all’arrivo. Ciò che ha spinto Shackleton a combattere per la sua, e di tutti i suoi compagni, vita nella missione in Antartide. Ciò che spinge Musk a costruire razzi e a colonizzare Marte.
L’Io profondo, inesplicabile, fatto di (im)materia calda, epicentro e mistero inafferrabile della vita biologica cosciente: il pilota, tecnico e manager della “macchina” biologica uomo-scimmia. La “mente”, ma soprattutto il “cuore”. “Colui” che sceglie.
L’artefice della di ognuno di noi sorte.
Sempre, certo, che non sia tutto un’illusione.
